La recidiva intraepatica distante del carcinoma epatocellulare, dopo trattamento curativo, si verifica frequentemente e influenza la prognosi.
Ricercatori del Kitasato University East Hospital, a Kanagawa in Giappone, hanno condotto uno studio per determinare i fattori prognostici che influenzano la sopravvivenza dopo recidiva intraepatica distante, e il trattamento ottimale per questa condizione.
Sono stati coinvolti nello studio 115 pazienti con un singolo piccolo carcinoma epatocellulare primario che avevano completato l’ablazione a radiofrequenza.
La ricorrenza intraepatica distante è stata osservata in 59 ( 51.3% ) pazienti nel corso di un periodo mediano di osservazione di 19.6 mesi.
I tassi cumulativi di ricorrenza intraepatica distante sono stati 11.8, 53.9 e 75.8%, rispettivamente, a 1, 3 e 5 anni.
I noduli di recidiva intraepatica distante erano presenti come nodulo singolo in 38 pazienti e come noduli multipli in 21 pazienti.
In totale, 23 pazienti sono deceduti durante il follow-up.
Trenta pazienti sono stati trattati con ablazione a radiofrequenza e 27 con chemioembolizzazione arteriosa transcatetere ( TACE ).
I tassi di sopravvivenza cumulativi dopo recidiva intraepatica distante sono stati 92.7, 55.4 e 43.7%, rispettivamente, a 1, 3 e 5 anni.
Un’analisi multivariata ha mostrato che il trattamento con ablazione a radiofrequenza per ricorrenza intraepatica distante rappresenta un significativo fattore prognostico favorevole dopo ricorrenza intraepatica distante ( hazard ratio, HR=0.167, P=0.005 ).
In un confronto di sopravvivenza dopo recidiva intraepatica distante, il tasso cumulativo di sopravvivenza dei pazienti trattati con ablazione a radiofrequenza è risultato significativamente superiore a quella dei pazienti trattati con TACE ( 77.2 vs 28.5% a 3 anni ).
I tassi di sopravvivenza cumulativi ottenuti dall’ablazione a radiofrequenza iniziale dei pazienti con ricorrenza intraepatica distante sono risultati simili a quelli dei pazienti liberi da recidiva.
In conclusione, l’ablazione a radiofrequenza ripetuta dovrebbe essere tentata in caso di recidiva intraepatica distante.
La riduzione della necessità di trapianto permetterebbe di risolvere il problema della mancanza di fegati per il trapianto. ( Xagena2009 )
Okuwaki Y et al, Am J Gastroenterol 2009;104: 2747-2753
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