La maggioranza dei tumori esofagei e gastroesofagei viene diagnosticata in stadio avanzato e per molti pazienti il trattamento è palliativo.
L’intervento palliativo ottimale per la disfagia in questi pazienti non è ancora stato definito.
Un gruppo di Ricercatori del Regno Unito ha condotto una revisione della letteratura per analizzare in modo sistematico l’efficacia di diversi interventi palliativi utilizzati per la disfagia nel carcinoma esofageo primario.
Sono stati inclusi nell’analisi gli studi randomizzati e controllati condotti su pazienti con tumore esofageo primario inoperabile o non-resecabile sottoposti a trattamento palliativo ( intubazione plastica rigida, inserimento di stent metallico auto-espansivo, brachiterapia, radioterapia esterna, chemioterapia, chirurgia di bypass esofageo, terapia di ablazione chimica e termica ).
L’esito primario era il miglioramento della disfagia, gli esiti secondari includevano disfagia ricorrente, successo tecnico, mortalità legata alla procedura, mortalità a 30 giorni, effetti avversi e qualità della vita.
Sono stati inclusi nell’analisi 40 studi pr un totale di 2542 pazienti.
L’inserimento di stent metallico auto-espansivo è più sicuro ed efficace dell’inserimento del tubo di plastica.
L’ablazione termica e chimica ha fornito una palliazione comparabile in caso di disfagia, ma è risultata associata a un aumento della necessità di re-intervento e di effetti avversi.
Effetti palliativi della disfagia comparabili sono stati ottenuti con gli stent antireflusso e con gli stent metallici tradizionali.
Alcuni stent anti-reflusso possono ridurre il reflusso gastro-esofageo rispetto ai tradizionali stent metallici.
La brachiterapia può essere una valida alternativa allo stent metallico auto-espansivo nell’ottica di un vantaggio di sopravvivenza e probabilmente anche in termini di migliore qualità della vita.
In conclusione, l’inserimento di stent metallico auto-espansivo è sicuro, efficace e più veloce nel produrre un effetto palliativo sulla disfagia rispetto ad altre modalità di intervento.
Tuttavia, la brachiterapia intraluminale ad alta dose è un’alternativa valida e potrebbe fornire un ulteriore beneficio in termini di sopravvivenza con una migliore qualità di vita.
L’inserimento di stent metallico auto-espansivo e la brachiterapia portano a effetti palliativi comparabili a quelli ottenuti con terapia ablativa endoscopica, ma sono preferibili poichè riducono il numero di re-interventi.
L’inserimento del tubo di plastica rigido, la dilatazione da sola o in combinazione con altri interventi, la chemioterapia da sola, la combinazione di chemioradioterapia e di chirurgia di bypass non sono raccomandabili a scopo palliativo per l’alta incidenza di complicazioni tardive e disfagia ricorrente. ( Xagena2009 )
Sreedharan A et al, Cochrane Database Syst Rev 2009; (4): CD005048
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