Un gruppo di ricercatori del Brigham and Women's Hospital, Harvard Medical School, a Boston, ha coordinato uno studio per verificare l’ipotesi che il posizionamento di stent duodenale metallico in nitinolo, autoespandibile, a scopo pallliativo per ostruzione maligna gastroduodenale sia efficace e sicuro nel permettere al paziente di tollerare una dieta orale.
In uno studio multicentrico retrospettivo, stent duodenali metallici in nitinolo autoespandibili ( Duodenal WallFlex, Boston Scientific ) sono stati posizionati per alleviare l’ostruzione gastroduodenale in pazienti inoperabili e incapaci di tollerare cibo solido.
L’end point primario era il miglioramento dell’assunzione orale di cibo tenuto sotto controllo in accordo alla scala GOOSS a 4 punti ( Gastric Outlet Obstruction Scoring System ) fino a 24 settimane dopo il posizionamento dello stent.
In totale, 43 pazienti hanno ricevuto uno stent duodenale metallico in nitinolo autoespandibile, impiantato con successo al primo tentativo in 41 casi ( 95% ) e al secondo tentativo in 2 casi ( 5% ).
Entro 1 giorno e 7 giorni dall’impianto dello stent, rispettivamente, il 52% e il 75% dei pazienti ha ottenuto benefici con un aumento del punteggio GOOSS maggiore o uguale a 1.
La ripresa di assunzione orale di cibo solido ( GOOSS 2-3 ) si è verificata nel 56% dei pazienti entro 7 giorni e nell’80% entro 28 giorni.
Dei pazienti che hanno raggiunto GOOSS 2-3, il 48% ha mantenuto un regime alimentare solido fino alla morte o all’ultimo follow-up.
Gli eventi avversi legati al dispositivo hanno compreso: occlusione o malfunzionamento dello stent nel 9% dei pazienti e perforazione nel 5% dei pazienti.
In conclusione, il posizionamento dello stent Duodenal WallFlex migliora rapidamente l’assunzione orale di cibo nella maggior parte dei pazienti inoperabili con ostruzione maligna gastroduodenale.
In circa la metà dei pazienti che raggiungono GOOSS 2-3, la capacità di assumere cibo solido si mantiene fino alla morte o all’ultimo follow-up. ( Xagena2009 )
Piesman M et al, Am J Gastroenterol 2009; 104: 2404-2411
Gastro2009