Recenti analisi farmacodinamiche e cliniche hanno indicato che gli inibitori della pompa protonica possono modificare l’effetto antipiastrinico di Clopidogrel bisolfato ( Plavix ).
Uno studio retrospettivo di coorte ha valutato gli esiti clinici avversi nei pazienti che stavano utilizzando Clopidogrel più un inibitore della pompa protonica rispetto a quelli che utilizzavano solo Clopidogrel.
I pazienti dimessi dall’ospedale dopo infarto del miocardio o impianto di stent coronarico e trattati con Clopidogrel più un inibitore della pompa protonica ( n=1033 ) sono stati appaiati in un rapporto 1:1 a pazienti con fattori di rischio cardiovascolare simile trattati con il solo Clopidogrel.
Le nuove ospedalizzazioni per infarto miocardico o posizionamento di stent coronarico sono state valutate fino a 360 giorni ed è stata inoltre condotta una sottoanalisi per studiare l’impatto di Pantoprazolo ( Pantorc ), il più utilizzato inibitore della pompa protonica.
I pazienti trattati con Clopidogrel più un inibitore della pompa protonica hanno mostrato un rischio più alto del 93% di nuova ospedalizzazione per infarto del miocardio ( hazard ratio aggiustato, HR=1.93; P=0.03 ) e del 64% di nuova ospedalizzazione per infarto miocardico o posizionamento di stent coronarico ( HR=1.64; P=0.005 ) rispetto ai pazienti trattati solamente con Clopidogrel.
Un aumento del rischio di nuova ospedalizzazione per infarto del miocardio o posizionamento di stent coronarico è stato anche osservato per il sottogruppo di pazienti trattati con Clopidogrel più Pantoprazolo ( HR=1.91; P=0.008 ).
In conclusione, pazienti trattati con Clopidogrel più un inibitore della pompa protonica hanno mostrato un rischio significativamente più elevato di nuova ospedalizzazione per infarto del miocardio e posizionamento di stent coronarico rispetto a quelli trattati con il solo Clopidogrel.
Sono necessari altri studi clinici per valutare meglio il potenziale impatto degli inibitori della pompa protonica sull’efficacia di Clopidogrel. ( Xagena2010 )
Stockl KM et al, Arch Intern Med 2010; 170: 704-710
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